Vallanzasca – Gli angeli del male

RECENSIONE
titolo originale: Vallanzasca – Gli angeli del male
regia: Michele Placido
cast: Paz Vega, Kim Rossi Stuart, Filippo Timi, Moritz Bleibtreu, Valeria Solarino, Francesco Scianna
genere: Drammatico
paese: Italia
anno: 2010
distribuzione: 20th Century Fox
uscita: 21/01/2011
7

 

Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa è predisposta unicamente per l’autoflagellazione”.
Con questo incipit di Truman Capote inizia l’ultima fatica di un regista di talento come Michele Placido (noto per il suo impegno sociale da sempre onorato), presentata in anteprima mondiale Fuori Concorso lo scorso settembre al Festival di Venezia.
Progetto che, sfiorando ferite ancora aperte e difficilmente sanabili (polemiche varie hanno preceduto e seguito la prima del film, accusato, dalle associazioni dei familiari delle vittime, di voler esaltare un delinquente) ha registrato un grande clamore mediatico, il film riflette il clima degli anni ’70 con quell’atmosfera tipicamente milanese necessaria per l’autenticità del racconto.
Grazie ad una ricostruzione storica fedele ai fatti e molto studiata nei dettagli (quattro le revisioni di sceneggiatura), la pellicola riesce a delineare per bene il personaggio: i suoi sacri principi ai quali non vuole per nulla sottrarsi (fedeltà alla famiglia e agli amici), le sue origini nella periferia milanese, la tragica dipartita del fratello, i primi furti compiuti in paese con gli amici, per poi arrivare alla delinquenza vera e propria (quella delle rapine, degli omicidi, dei sequestri di persona, delle varie fughe ed evasioni e degli ergastoli collezionati).
A prestare il volto al “criminale in bilico tra normalità e devianza, tra bene e male, dove finisce per scegliere, deliberatamente, il secondo”, ci pensa uno dei migliori attori di casa nostra: il bel Kim Rossi Stuart di “Senza pelle”, “I giardini dell’Eden”, “Anche libero va bene”, “Piano, Solo”, la cui carriera, alternata tra cinema, TV e teatro, ha saputo trasformarlo in quello straordinario interprete che rende il suo personaggio sublime e difficile, affascinante, ironico e divertente (“Posso sfilare la sedia da sotto il sedere al Papa mentre dice la messa in San Pietro”), dall’indiscussa personalità (“Io non sono uno cattivo . Ho solo il lato oscuro un po’ più pronunciato”) che cattura lo spettatore per le intere due ore di proiezione.
Grazie ad un montaggio adrenalinico e di formidabile impatto, con molta azione e con un ritmo crescente che emoziona e coinvolge, la rappresentazione di questo uomo e di un’epoca ben precisa della nostra storia, diventa occasione per quel maledetto “viaggio sotterraneo nel disordine mentale e nella dannazione; un viaggio che va fino in fondo a storie disperate, scendendo negli abissi del male”, portato all’esaltazione dalla bellezza e dalla potenza delle immagini, da una straordinaria fotografia, dalla dolorosità degli eventi e dalla bravura degli attori di contorno (su cui spicca il Filippo Timi di “Saturno contro” e “Come Dio comanda”, nel ruolo di Enzo, l’amico d’infanzia di Vallanzasca).
Un plauso, infine, va tributato anche alla rimarchevole colonna sonora che porta la firma dei Negramaro (un legame, il loro con il cinema, già sperimentato nel 2008 con il film “Manuale d’amore 2”) che li impone ulteriormente all’attenzione del pubblico grazie ai loro brani molto orecchiabili e appositamente composti per commentare le vicende di un torbido personaggio che ha, comunque, rappresentato un’epoca.

Piergiorgio Ravasio

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