Un Weekend da Bamboccioni

ANTEPRIMA / RECENSIONE
titolo originale: Grown Ups
regia: Dennis Dugan
cast: Adam Sandler, Rob Schneider, Kevin James, Chris Rock, David Spade, Salma Hayek, Maria Bello, Maya Rudolph, Steve Buscemi
genere: Commedia
paese: USA
anno: 2010
distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
durata: 100′
uscita nelle sale: 15/10/2010
4

Grown Ups, nuova commedia americana targata Adam Sandler (ne è protagonista e co-sceneggiatore insieme a Fred Wolf), riunisce sullo schermo il gruppo di amici / comici emersi dalla fucina di talenti del Saturday Night Live classe ’90: Chris Rock, David Spade, Rob Schneider, lo stesso Sandler ai quali si aggiunge la nuova entrata Kevin James.
Adeguatamente rinominato Un weekend da bamboccioni in italiano, il film racconta della rimpatriata dei cinque amici, dopo la morte dell’allenatore di basket d’infanzia. Ormai adulti, ognuno ha seguito la propria strada, qualcuno ha avuto più successo di altri, ma tutti sentono di non aver seguito il consiglio del vecchio coach, di dare il massimo nella vita come nello sport. Onorare la memoria dell’allenatore diventa presto una scusa per trascorrere insieme il weekend del quattro luglio con mogli e figli a seguito nella casa sul lago dove, da bambini, festeggiarono la vittoria del campionato. È qui che potranno ripercorrere la strada dei ricordi, dare una sferzata alle proprie vite ed insegnare ai rispettivi figli il piacere del contatto con la natura.
Adam Sandler cresce, mette su famiglia e i suoi ultimi film rispecchiano il privato. È evidente guardando Un weekend da bamboccioni la voglia dell’attore di staccarsi dalla comicità infantile degli esordi e realizzare qualcosa di più adatto alle famiglie, qualcosa da poter mostrare ai propri pargoli. Quest’ultima fatica sembra prendere spunto proprio da una realtà personale (figura pubblica di successo a Hollywood, figli viziati che non sanno cosa vuol dire stare in mezzo alla natura, stretta cerchia di amici veri risalente all’infanzia) farcendola delle solite gag e battutacce demenziali, lasciate però ai comprimari, al fine di strappare la risata facile.
In assenza di una vera e propria trama la pellicola è trascinata a stento da qualche idea (il parco acquatico, la rivincita a pallacanestro) e qualche scenetta da avanspettacolo seminata qua e là a far da collante. La sensazione è, però, che a divertirsi sia solo il cast e non il pubblico in sala. Comprendiamo tutto: le motivazioni, lo spirito goliardico, la nostalgia di un passato bucolico lontano dai moderni tempi tecnologici; ma è inammissibile ignorare che il film debba raggiungere una larga fetta di pubblico, non solamente la propria cerchia di cari. Altrimenti si rischia di finire nella banalità e indifferenza. E a noi non rimane che rimpiangere l’Adam Sandler demenziale, che almeno ci faceva ridere.
La regia del fidato Dennis Dugan (Zohan, Io vi dichiaro marito e marito) è pressoché inesistente; largo spazio è lasciato, infatti, all’improvvisazione e istrionismo dei protagonisti. Ognuno fa pressoché sé stesso, con l’eccezione di Schneider che tenta la carta new age per dare così un minimo di spessore al suo personaggio. Il suo impegno è apprezzabile, tuttavia non può bastare a salvare un film costruito sul niente e che alla fine non ci risparmia neanche la morale sul saper imparare a perdere.

dal nostro inviato a Los Angeles, Michael Traversa

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