Codice Genesi

Recensione
titolo originale: The Book of Eli
regia: Albert Hughes, Allen Hughes
cast: Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Ray Stevenson, Jennifer Beals, Michael Gambon
genere: Azione, Drammatico
paese: USA
anno: 2010
distribuzione: 01 Distribution
uscita: 26/02/2010
7

«Un giorno ho sentito una voce, sembrava venisse da dentro di me. Mi ha guidato in un luogo. Ho trovato questo libro, sepolto tra le macerie. E la voce mi ha detto di portarlo a ovest».
In queste semplici righe possiamo riassumere la “missione” (è proprio il caso di usare questo termine) di Eli: enigmatico guerriero solitario, impegnato in un incarico importante, che lo vedrà combattere e difendere strenuamente un libro destinato a salvare il mondo.
La storia, condita con quel pizzico di azione ed avventura che non guasta mai (produce, tra gli altri, quel Joel Silver cui si devono alcuni tra i film d’azione più memorabili di Hollywood come Matrix, Arma letale, Die hard e Predator) ha una collocazione temporale ben definita. Il film, infatti, ci conduce in un futuro che ha subito guerra, disastri nucleari e naturali (o qualsiasi altra combinazione di eventi). Una devastazione totale che già le sequenze di apertura ci offrono mostrandoci la terribile situazione del mondo, dove il protagonista passa davanti ai vari cadaveri abbandonati lungo le strade.
A raccontare la vicenda, che ipotizza un nuovo mondo in una situazione di vita primordiale, priva di qualunque regola comportamentale e dominata da un’anarchia generale, ci pensano i fratelli gemelli Hughes i quali, imprimendo come sempre il loro particolare stile visivo (ricordate La vera storia di Jack lo squartatore?), riescono a ricreare quell’esistenza primitiva in un prossimo (lontano, si spera) futuro, dipingendo il pianeta post-calamità nella sua desolazione ed asprezza, drammaticità e realisticità.
E ci riescono molto bene grazie ad una fotografia che ricrea quell’atmosfera fragile dove il cielo si muove più velocemente del normale, le nuvole hanno un percorso in senso contrario all’avanzare del protagonista, la foresta è arida e senza foglie e gli alberi ormai tutti morti.
Nel suo incessante peregrinare il nostro uomo (il Premio Oscar Denzel Washington, qui anche in veste di produttore) dovrà vedersela con il cattivo di turno (torna l’eterna lotta tra il bene e il male) incarnato sullo schermo da Carnagie (Gary Oldman), superstite del passato, che ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a crearsi un impero tra le rovine di una città abbandonata e costruita con la violenza e il controllo dell’acqua.
D’accordo entrambi sul potere delle parole del libro, i due hanno un’opinione diametralmente opposta su come quel potere debba essere usato: per Eli sarà la base di una nuova società giusta, l’occasione per ricominciare evitando gli errori del passato; per Carnagie un mezzo per controllare la gente ed espandere il suo dominio.
In un periodo dove si è preda oppure cacciatore, Eli farà di tutto per portare a compimento la sua missione, affrontando ogni giorno un nuovo pericolo e fronteggiando quelle forze che vorrebbero trascinare lui e quel residuo di comunità in un abisso sempre più profondo.
Scene di lotta di strada, uso di armi, coltelli, spade, bastoni e una lama speciale che sembra l’estensione di un braccio. Il risultato finale è un insieme di diversi stili di arti marziali e di combattimenti a mani nude; un riuscito mix tra ambientazioni western e atmosfere apocalittiche (la mente non può non andare ai grandi precursori quali Mad Max, Waterworld, Ken il guerriero); anche se qui, più che dipingere un’ipotetica civiltà da non augurarsi, il film vuole concentrarsi maggiormente sul tema dell’impegno, del sacrificio e della sopravvivenza da parte di un ristretto gruppo di scampati.
«Ora la gente si uccide per cose che prima buttavamo via», si sente dire a un certo punto del film.
Toccando temi universali come la fede, il destino, il sacrificio e la speranza, chissà che questa pellicola non ci faccia uscire dalla sala apprezzando non solo qualche rimasuglio di civiltà passata (un grammofono a molla e le tazze di porcellana per il tè) ma anche la vita che stiamo conducendo nel presente.

Ravasio Piergiorgio

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