RECENSIONE
titolo originale: The Ghostwriter
regia: Roman Polanski
cast: Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams
genere: Thriller
paese: USA
anno: 2009
distribuzione: 01 Distribution
durata: 131′
uscita nelle sale: 9/04/2010
Essere “l’ombra” del politico più importante d’Inghilterra può essere pericoloso. Un ghostwriter (colui che scrive l’autobiografia di un personaggio famoso) rimane intrappolato senza via di fuga in un intrigo politico di proporzioni gigantesche. Assunto per completare il manoscritto dell’ex primo ministro britannico Adam Lang, lo scrittore viene mandato su un’isola della costa orientale dove Lang deve soggiornare durante i suoi meeting negli Stati Uniti. Lo scrittore deve continuare il lavoro dell’assistente precedente, Mike McAra, trovato morto proprio sulle spiagge di quell’isola. Ma a sua insaputa rimane coinvolto in uno scandalo politico di dimensioni internazionali quando Adam Lang viene accusato di crimini di guerra per aver catturato dei terroristi in Pakistan e averli consegnati alla CIA. Il suo lavoro di scrittore “ombra” e la volontà di cercare la verità lo conducono a immergersi nel passato del politico, aprendo porte su un segreto sconvolgente.
Robert Harris è un romanziere e giornalista che nel 2007 ha scritto un romanzo controverso e molto criticato in Inghilterra, The Ghost. Il romanzo in questione trova in Roman Polanski il regista perfetto per la trasposizione delle sensazioni tanto care all’autore, in un mix tra un noir e atmosfere hitchcockiane, una trama inquietante, dove niente è ciò che sembra.
Ghostwriter si presenta come un film affascinante, un thriller complesso, costruito su un incredibile gioco di atmosfera e fotografia, affianco a cui si aggiunge una narrazione piena di colpi di scena e rivelazioni coinvolgenti. Ogni avvenimento e ogni personaggio sembra parte di un piano mortale per il protagonista. La trama si basa sul sospetto e sul dubbio, in cui ogni tassello del puzzle che il ghostwriter sta ricostruendo sembra essere coinvolto in qualcosa di più grande. Tutto viene giocato sul fatto che può accadere ogni cosa, e che il protagonista non sembra mai totalmente al sicuro.
La narrazione è sempre sul punto di esplodere in un colpo di scena eclatante, ma solo nel finale, con la risoluzione clamorosa del mistero e la conseguente apertura di un vaso di pandora, c’è la deflagrazione della tensione accumulata: ogni evento e situazione è costruito in modo tale da non lasciare spazio allo spettatore di interpretare ciò che è successo in quell’istante, così la tensione e gli enigmi crescono e si stratificano sino a toccare un punto in cui l’enigma sulla vita di Adam Lang diventa incomprensibile.
L’orchestrazione di questa enorme catena narrativa è straordinaria, degna di un regista come Roman Polanski, ma forse il vero tocco da maestro risiede nelle ambientazioni: lo scenario che fa da sfondo alla vicenda è surreale e minaccioso, quanto basta per rendere la storia quasi un racconto di fantasmi. La lugubre villa dove risiedono i personaggi sembra inghiottire in suoi abitanti in una trappola mortale, i paesaggi invernali dell’isola trasmettono sensazioni angoscianti, e la loro desolazione non fa altro che trasmettere un senso di perdizione che attraversa tutto il film.
Ewan McGregor interpreta un personaggio ambiguo: il ghostwriter è l’ombra per eccellenza, a cui sono stati sottratti i tratti distintivi e caratterizzanti, diventando un personaggio fantasma la cui unica missione è ricostruire il passato di Adam Lang. La soluzione dell’enigma viene trovata in un modo che forse ad alcuni non piacerà, ma che sicuramente ha un fascino degno dei gialli di fine ‘800.
Riccardo Rudi