Archive for ottobre 2010

Festival del cinema di Roma 2010 – 30 Ottobre

30 ottobre 2010

Diario giorno 3

Al Festival del cinema di Roma è arrivato Martin Scorsese che ha entusiasmato la platea parlando del film La dolce vita, in occasione dei 50 anni dalla sua realizzazione.
Scorsese ha parlato di come il film di Federico Fellini abbia cambiato completamente il cinema mondiale e questa sera La dolce vita è stato proiettato nella versione post restauro: un lavoro realizzato dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con la Cineteca nazionale e la Film Foundation dello stesso Scorsese e i fondi degli sponsor Gucci e Medusa.
Martin Scorsese tornerà protagonista a Roma il 4 Novembre con la proiezione del pilot del serial Boardwalk Empire, ma intanto ha avuto occasione anche di esprimere il suo personale interesse per lo stile e le opere di Vincenzo Marra, Matteo Garrone e Luca Guadagnino.
Per il concorso oggi è stato il turno di Oranges and sunshine diretto da Jim Loach, figlio di Ken. La storia del film si concentra sulla deportazione tra il 1930 e il 1970 di 130 mila bambini poveri inglesi che vennero mandati nelle colonie, sopratutto Australia. Una storia di soprusi e violenze venuta alla luce grazie ad un’assistente sociale interpretata da Emily Watson.
Sempre dal Regno Unito il film We want sex del regista Nigel Cole: un gruppo di operaie della Ford lotta nel 1968 per i propri diritti.

Beatrice Pagan

Last Night

30 ottobre 2010

RECENSIONE
titolo originale: Last Night
regia: Massy Tadjedin
cast: Keira Knightley, Sam Worthington, Eva Mendes, Guillaume Canet, Griffin Dunne
genere: Drammatico
paese: Usa/Francia
anno: 2010
distribuzione: Medusa
durata: 92
uscita nelle sale: 5/11/2010
4

Due chiacchiere scambiate in terrazza con un’avvenente collega  durante un party aziendale. Tanto basta per far vacillare l’idillio matrimoniale di Michael (Sam Worthington) e Joanna (Keira Knightley), ricconi newyorchesi in carriera.Lei fa il broncio e un’interminabile sceneggiata,  lui minimizza e concilia. Per qualche ora sembra tutto risolto, ma le insidie del destino sono dietro l’angolo, nascoste per Michael in un viaggio di lavoro in compagnia della maliarda della discordia, e svelate a Joanna nella serendipity dell’incontro casuale con un ex parigino. Riusciranno i nostri protagonisti a tener fede al vincolo nuziale, resistendo alla tentazione di consumare con i rispettivi “partner per una notte”?
Ed è intorno a questo quesito che Last Night ruota: inutile e vano cercarne l’essenza al di là del dilemma “copuleranno o no?”,  quanto riporre le speranze nell’affiorare, anche tardivo, di un sottotesto che non sia il sempiterno interrogarsi di una coppia che si mette in discussione.
O quantomeno, ammesso che qualcos’altro ci sia sotto,va dato merito alla regista, americana di origine iraniana, Massy Tadjedin (già sceneggiatrice dello psico-thriller The jacket ) di riuscire bene a dissimularlo sotto il tedio di vacue disquisizioni e luoghi comuni boho-chic.
Strutturato come un doppio match a due, il film segue alternativamente le peripezie notturne delle coppie, in un continuo avvicendarsi di seduzione, negazione, ammiccamento e ritrosia, che guarda molto da vicino al Closer di Mike Nichols –nella tematica quanto in un approccio che all’azione privilegia la componente verbale – riducendo , tuttavia, i dialoghi ad una ripetizione di pensierini su amore, lealtà e tradimento, che, lungi dal conferire spessore, o quantomeno portare un po’ di verve in un discorso cinematograficamente logoro,  riducono il tutto ad un superficiale ed estenuante chiacchiericcio da rivista femminile. Ciò vale anche per i personaggi che sembrano usciti da un manualetto per autori di sit-com  -la scrittrice talentuosa e incompresa, il francese piacione e irresistibile, la caliente latina, e così via-  le cui caratterizzazioni si fermano alla mera definizione letterale coerentemente con un’idea registica abbozzata e incapace di sostenere azione e situazioni. Perché, a scanso di illusioni, in Last Night non succede nulla, il ritmo non ingrana, la narrazione non procede, però si parla, tanto pure, in una logorrea compulsiva servita sullo sfondo di un vademecum sul “cosa fare nella Grande Mela quando si è ricchi e giovani”.
Salvabile, in parte, solo per le interpretazioni,  garbate e convincenti  nonostante tutto, di Worthington, Canet e Mendes, messe in disparte a vantaggio della diva Knightley, libera così far sfoggio di tutto il suo repertorio di smorfie e faccette.

Caterina Gangemi

Festival di Roma 2010 – 29 Ottobre

30 ottobre 2010

Diario giorno 2

La seconda giornata del Festival di Roma 2010 porta all’Auditorium il regista John Landis che presenta nella sezione Extra il film Burke & Hare in anteprima mondiale.
Il film, ambientato a Edimburgo nel 1828, ha come protagonisti William Burke (l’attore Simon Pegg) e William Hare (Andy Serkis), due personaggi realmente esistiti, che in seguito ad una serie di eventi diventano ladri di cadaveri. La richiesta però aumenta e i due decidono di risolvere il problema uccidendo chiunque.
Landis in conferenza ha raccontato di come abbia voluto raccontare le vicende come una commedia romantica, pur rimanendo fedele al finale accaduto in realtà. Il regista ha poi spiegato che non riesce a lavorare negli Stati Uniti dove gli studios non vogliono fargli fare quello che vorrebbe e trova una pessima idea che qualcuno voglia realizzare un film biografico dedicato all’attore John Belushi, suo grande amico.
Oggi è stato il turno anche del primo dei quattro film italiani in concorso: La scuola è finita del regista Valerio Jalongo. Il film vuole offrire un ritratto della scuola caratterizzata da edifici fatiscenti, spaccio di droga, ragazzi lasciati senza una guida e che si ritrovano a non ricevere la cultura e l’attenzione necessari a farli crescere.
Protagonisti del film l’attrice Valeria Golino e Vincenzo Amato nei ruoli degli insegnanti accanto al giovane Fulvio Forti che interpreta Alex, uno studente dedito allo spaccio.

Beatrice Pagan

Il responsabile delle risorse umane

28 ottobre 2010

Il responsabile delle risorse umane: locandina del filmRECENSIONE
titolo originale: The Human Resources Manager
regia: Eran Riklis
cast: Mark Ivanir, Gila Almagor, Guri Alfi, Noah Silver, Julian Negulesco, Bogdan E. Stanoevitch, Irina Petrescu, Papil Panduru
genere: Drammatico, Commedia
paese: Israele
anno: 2010
distribuzione: Sacher Distribuzione
durata: 103′
uscita nelle sale: 3/12/2010
7

Da una terra martoriata dalle differenze culturali a una terra la cui identità si diluisce nel confine tra oriente e occidente: da Israele alla Russia, in un road movie con l’inconsueta compagnia di un feretro mortuario. Tragico e comico allo stesso tempo, un film amaro in cui trova spazio in qualche modo anche la più profonda umanità, divisa tra comprensione e cinismo. Il regista, il cineasta israeliano Eran Riklis, è conosciuto in Europa per Il giardino di limoni, che fu presentato a Berlino nel 2008; mentre Il responsabile delle risorse umane ha già vinto il premio del pubblico al Festival di Locarno 2010, cinque Israeli Ophir Awards (tra cui miglior regia e miglior film) ed è ora il candidato israeliano agli Oscar 2010 come miglior film straniero.
Come anticipa il titolo, il protagonista della storia (interpretato dall’incisivo Mark Ivanir) è il responsabile delle risorse umane del più grande panificio industriale di Gerusalemme, oltre questo è anche un padre e marito affettuoso ma assente che assiste al disintegrarsi del proprio matrimonio. Un giorno una ex dipendente muore in un attentato, ma nessuno va a riconoscere il cadavere, che resta all’obitorio per alcuni giorni. Un giornalista alla ricerca di scoop fa scoppiare il caso diplomatico e umano e toccherà al nostro uomo risolverlo, riportando il corpo della donna nella sua terra natale, la Russia. Corpo che, nessuno, comunque, si cura mai di guardare e sul quale la telecamera non si posa mai: un personaggio morto che nella sua muta e invisibile presenza muove le azioni e i sentimenti di tutti gli altri.
Molti aspetti del film sono paradossali e iperbolici: viene da chiedersi, ad esempio, quanto costerà al panificio più grande di Gerusalemme questo viaggio in Russia non proprio all’insegna del risparmio, mentre non si può trattenere un sorriso nel vedere il trionfo del quattordicenne figlio della vittima (interpretato dal giovanissimo Noah Silver), mentre sale su un carro armato, trasformato in un carro funebre d’emergenza. Quello che importa è, però, che il viaggio diventa un’occasione per riflettere sulla famiglia e sulle radici, ma soprattutto sulla ineffabile solitudine da cui ogni essere umano sembra avvolto. Proprio per questo, persino un perfetto sconosciuto può empatizzare con una tragedia che non gli appartiene e dare una paterna scossa a un ragazzo appena adolescente, che non riesce più ad accettare alcuna forma di autorità. Profonde riflessioni esistenziali e momenti di giocoso umorismo si alternano in una piccola carrellata di personaggi in equilibrio tra normalità e follia. Un film sorprendentemente disarmante.

Maria Silvia Sanna

Festival del cinema di Roma 2010 – 28 Ottobre

28 ottobre 2010

Diario – Giorno 1

La giornata di apertura del Festival del cinema di Roma è stata segnata dalla protesta contro i tagli alla cultura.
Un’invasione del red carpet che ha avuto anche l’appoggio del cast di film d’apertura Last Night: la regista Massy Tadjedin insieme ai protagonisti del film Eva Mendes, Keira Knightley e Guillame Canet hanno infatti voluto presenziare per esprimere solidarietà.
Il movimento Centoautori, lavoratori del settore e altre associazioni di categoria hanno occupato il red carpet romano portando avanti il loro slogan Tutti a casa e appoggiati da personaggi del mondo del cinema come Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Ettore Scola, Kim Rossi Stuart, Neri Marcorè e Cristina e Francesca Comencini.
La manifestazione pacifica aveva preso il via intorno alle 17.30 nei pressi dell’Auditorium prima di occupare fisicamente la passerella. Il presidente della giuria Sergio Castellito e la direttrice del Festival Piera Detassis hanno poi preso la parola seguiti da Valeria Solarino, Marco Bellocchio e, appunto, il cast di Last Night che non ha effettuato la consueta sfilata sul tappeto rosso ma ha voluto essere presente per solidarietà.
Il film, intanto, ha ricevuto un’accoglienza tiepida nella proiezione per la stampa: la storia di amore e tradimento che prende ispirazione da Breve incontro di David Lean non ha particolarmente coinvolto e colpito i recensori. In conferenza stampa la Knightley ha voluto spiegare perchè ha amato il copione:

Mi piace perché non prevede buoni o cattivi, non ha approccio moralistico, e lascia aperta l’interpretazione di chi guarda“.

Beatrice Pagan

Animal Kingdom

28 ottobre 2010

Animal Kingdom: la locandina del filmRECENSIONE
titolo originale: Animal Kingdom
regia: David Michôd
cast: Ben Mendelsohn, Jiel Edgerton, Guy Pearce, Luke Ford, Jacki Weaver, Sullivan Stapleton, James Frecheville, Dan Willie, Anthony Hayes, Laura Wheelwright, Mirrah Faulkes, Justin Rosniak, Susan Prior
genere: Drammatico
paese: Australia
anno: 2010
distribuzione: Mikado
durata: 156′
uscita nelle sale: 30/10/2010
8

Sin dalla prima scena Animal Kingdom tira con forza verso di sè lo spettatore e gli sussurra piano, con una vocetta ambigua e sarcastica, che niente è come dovrebbe essere nei sobborghi di Melbourne. Un ragazzo e una donna addormentata sono seduti sul divano davanti al televisore acceso, nessuno dei due si muove. Sembra una scena quotidiana, invece arrivano l’ambulanza e la polizia e portano via la donna. Ed è lì che capiamo che lei è la madre del ragazzo e che ha appena avuto un’overdose. Il tutto avviene senza urla e senza disperazione, con i dialoghi e la gestualità corporea asciugati fino all’osso.
Comunque sia, la mamma muore e Joshua, detto J, (James Frencheville) resta solo nella sua casa vuota; la prima persona a cui pensa di rivolgersi è sua nonna, Janine “Smurf” Cody, che lo invita a stare con lei e il resto della famiglia. Si trova così immerso da un giorno all’altro in un mondo al quale è estraneo e che anche noi vediamo e conosciamo attraverso i suoi occhi. Come lui restiamo senza parole e incapaci di orientare la nostra bussola valoriale, davanti a una affiatata famigliola criminale che si stringe intorno alla figura materana di Janine – la quale, per inciso, è interpretata da Jacki Weaver, che ne fa personaggio ambiguo in maniera agghiacciante, con uno sguardo e che può tranquillamente fare il paio con quello del Jack Torrance in Shining.
Il regno animale cui fa riferimento il titiolo del film è composto da spacciatori che sembrano bambini con il corpo muscoloso troppo sviluppato e donne dall’ambiguo carisma edipico, fidanzatine che non disdegnano uno spruzzo di eroina in vena e poliziotti che sono alleati dei criminali, rapinatori di banche che all’occasione diventano assassini e avvocati senza scrupoli che superano di gran lunga i limiti dettati dal proprio mestiere. In questo marasma suburbano il protagonista si lascia invischiare per debolezza e ingenuità o forse per solitudine e quando diventa consapevole di avere una scelta è già troppo cresciuto per potersi veramente salvare. Un film dall’impatto violento, la cui forza si poggia sul capovolgimento dei valori familiari stereotipizzati e sui chiaroscuri nei quali sfumano le differenze tra bene e male, tra affetto e morbosità, tra protezione e violenza.
Il regista e sceneggiatore David Michôd prima di scrivere questo film aveva firmato molti reportage giornalistici sul mondo del crimine di Melbourne, dunque quello che vediamo sullo schermo è ispirato alla realtà, anche se è una storia di finzione. Ed è forse questa profonda conoscenza dell’argomento che gli permette di presentarci la complessità umana della Melbourne più oscura, rendendola estremamente autentica attraverso un film corale. Un esordio cinematografico molto ambizioso, caratterizzato da una sconvolgente freddezza scientifica, inquietante come uno colpo di pistola con il silenziatore.

Maria Silvia Sanna