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Il responsabile delle risorse umane

28 ottobre 2010

Il responsabile delle risorse umane: locandina del filmRECENSIONE
titolo originale: The Human Resources Manager
regia: Eran Riklis
cast: Mark Ivanir, Gila Almagor, Guri Alfi, Noah Silver, Julian Negulesco, Bogdan E. Stanoevitch, Irina Petrescu, Papil Panduru
genere: Drammatico, Commedia
paese: Israele
anno: 2010
distribuzione: Sacher Distribuzione
durata: 103′
uscita nelle sale: 3/12/2010
7

Da una terra martoriata dalle differenze culturali a una terra la cui identità si diluisce nel confine tra oriente e occidente: da Israele alla Russia, in un road movie con l’inconsueta compagnia di un feretro mortuario. Tragico e comico allo stesso tempo, un film amaro in cui trova spazio in qualche modo anche la più profonda umanità, divisa tra comprensione e cinismo. Il regista, il cineasta israeliano Eran Riklis, è conosciuto in Europa per Il giardino di limoni, che fu presentato a Berlino nel 2008; mentre Il responsabile delle risorse umane ha già vinto il premio del pubblico al Festival di Locarno 2010, cinque Israeli Ophir Awards (tra cui miglior regia e miglior film) ed è ora il candidato israeliano agli Oscar 2010 come miglior film straniero.
Come anticipa il titolo, il protagonista della storia (interpretato dall’incisivo Mark Ivanir) è il responsabile delle risorse umane del più grande panificio industriale di Gerusalemme, oltre questo è anche un padre e marito affettuoso ma assente che assiste al disintegrarsi del proprio matrimonio. Un giorno una ex dipendente muore in un attentato, ma nessuno va a riconoscere il cadavere, che resta all’obitorio per alcuni giorni. Un giornalista alla ricerca di scoop fa scoppiare il caso diplomatico e umano e toccherà al nostro uomo risolverlo, riportando il corpo della donna nella sua terra natale, la Russia. Corpo che, nessuno, comunque, si cura mai di guardare e sul quale la telecamera non si posa mai: un personaggio morto che nella sua muta e invisibile presenza muove le azioni e i sentimenti di tutti gli altri.
Molti aspetti del film sono paradossali e iperbolici: viene da chiedersi, ad esempio, quanto costerà al panificio più grande di Gerusalemme questo viaggio in Russia non proprio all’insegna del risparmio, mentre non si può trattenere un sorriso nel vedere il trionfo del quattordicenne figlio della vittima (interpretato dal giovanissimo Noah Silver), mentre sale su un carro armato, trasformato in un carro funebre d’emergenza. Quello che importa è, però, che il viaggio diventa un’occasione per riflettere sulla famiglia e sulle radici, ma soprattutto sulla ineffabile solitudine da cui ogni essere umano sembra avvolto. Proprio per questo, persino un perfetto sconosciuto può empatizzare con una tragedia che non gli appartiene e dare una paterna scossa a un ragazzo appena adolescente, che non riesce più ad accettare alcuna forma di autorità. Profonde riflessioni esistenziali e momenti di giocoso umorismo si alternano in una piccola carrellata di personaggi in equilibrio tra normalità e follia. Un film sorprendentemente disarmante.

Maria Silvia Sanna