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Nine

21 gennaio 2010

RECENSIONE
titolo originale: Nine
regia: Rob Marshall
cast: Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Nicole Kidman, Marion Cotillard, Judy Dench, Kate Hudson, Fergie, Sophia Loren
genere: Musical
paese: USA/Italia
anno: 2009
distribuzione: 01 Distribution
durata: 110′
uscita nelle sale: 22/01/2010
4

In principio fu Fellini, che con il suo capolavoro 8 e mezzo, raccontò al mondo i propri turbamenti di regista in crisi creativa e personale. Complici i numerosi premi e, soprattutto, la fascinazione esercitata sul pubblico statunitense dall’immaginario swingin’ Rome, giunsero poi gli scaltri produttori di Broadway con l’intuizione di realizzarne una versione musicale dall’evocativo titolo Nine, che, ridotte ai minimi termini implicazioni autobiografiche e metalinguistiche, si prestasse a celebrare la visione a stelle e strisce dell’italico stile. Infine è arrivato Rob Marshall, che nello show ha trovato il materiale per riportare sul grande schermo i patemi esistenziali di Guido Anselmi, nel tentativo di replicare i successi dei precedenti e pluripremiati Chicago e Memorie di una Geisha.
Eppure, non sono bastati il glamour della confezione, il dispendio di mezzi, lo strombazzato divismo del cast, né, tantomeno, i riferimenti colti all’originale, ad assicurare all’ultima fatica del regista e coreografo del Wisconsin, la calorosa accoglienza sperata in patria, dove gli incassi si sono fermati a circa 5 milioni di dollari, a fronte degli oltre 64 impiegati nella produzione. E non è così difficile comprenderne le ragioni. La sceneggiatura (di Michael Tolkin e Anthony Minghella) innanzitutto, che, assumendo come base la versione già riadattata per i palcoscenici, dell’originale felliniano riprende la trama, opportunamente ri-drammatizzata ai fini di una fruizione semplice e immediata, ai limiti del didascalismo, i personaggi, e l’ambientazione anni ’60, facendone mero pretesto per una narrazione scontata e prosciugata di tutti i sottotesti dell’originale, quanto, piuttosto, limitata ad un elenco del solito, trito, campionario di luoghi comuni dell’Italia spaghetti-mamma-mandolino. C’è poi la regia di Marshall, stanca e talmente a corto di idee da incastrare i numeri musicali sempre secondo uno stesso meccanismo che vede i personaggi di volta in volta estraniarsi dal contesto, per affidare alla performance canora un’autopresentazione fin troppo esplicativa. Ed è proprio nei numeri musicali che Nine offre il peggio di se, alternando performance teatraleggianti con macchina da presa frontale, a pessimi videoclip degni di una qualsiasi starlette del pop, fino all’imbarazzante lap dance ginecologica di Penelope Cruz, alla quale non viene risparmiata neppure un (involontario?) remake del Buonasera dottore di televisiva memoria nostrana. Quanto alle affascinanti interpreti, degna di nota in positivo è la sola Nicole Kidman, già rodata in parti canore, mentre è il caso di stendere un velo pietoso su una Sofia Loren ai limiti del grottesco, relegata in un ruolo ridicolo e superfluo. Si aggiungano, infine, la mediocrità dei brani, tutti improntati su uno stile melodico classico lagnoso e stucchevole da animazione Disney di una volta, l’inconsistenza dei personaggi, la totale assenza di ritmo e, soprattutto di quella rutilante spettacolarità propria del genere musical, per dare un senso al flop americano di un prodotto che non appassiona né diverte.
Un film che resterà impresso per la sola ragione di aver offerto a un Daniel Day-Lewis legnoso e a disagio nel canto, il peggior ruolo della sua carriera.

Caterina Gangemi