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Burlesque

14 febbraio 2011

RECENSIONE
titolo originale: Burlesque
regia: Steven Antin
cast: Cher, Christina Aguilera, Stanley Tucci, Kristen Bell, Cam gigandet, Alan Cumming, Eric Dane, Peter Gallagher, Julianne Hough, Tanee McCall, David Walton, Black Thomas
genere: Romantico, Musical, Drammatico
paese: USA
anno: 2010
distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
uscita: 11/02/2011
7

 

Stile di intrattenimento non contemporaneo, con radici che affondano nel passato (all’epoca si ispirava alle rappresentazioni parigine del Moulin Rouge degli ultimi anni dell’800), il Burlesque è un genere di spettacolo che, col passare degli anni, è finito quasi nell’oblio.
Ad approfondire l’essenza di questo singolare stile d’intrattenimento e della sua recente rinascita nella cultura popolare (assolutamente non volgare e, per nulla, da ricondurre a spettacoli di spogliarello; qui, al massimo, si gioca solo con qualche doppiosenso) ci pensano oggi due attrici come Cher e Christina Aguilera.
La prima (che torna ora dopo diversi anni di assenza dal grande schermo e che ricordiamo in memorabili pellicole come “Stregata dalla luna”, “Dietro la maschera” e “Silkwood”), riveste il personaggio di Tess: bella e talentuosa donna proprietaria del club, sempre indaffarata nella gestione del suo locale. Tra alti e bassi, ha visto tempi migliori. Ora, infatti, i suoi sogni (e i suoi soldi) rischiano di andare in frantumi.
A bussare alla sua porta arriva Ali, una ragazza di provincia, dotata di una grande voce, che decide di sfidare il futuro incerto per inseguire i propri sogni nella città di Los Angeles.
Una vita fatta di un sogno, un rifiuto, una chance e, infine, la possibilità di essere presa sul serio. Il suo incredibile viaggio da un bar dell’Iowa ad un club del Sunset Strip diventa l’occasione della sua vita che la porterà a diventare la prima ballerina.
Presentato qualche mese fa al Torino Film Festival, il film, pur non spiccando per originalità di trama, si traduce in una piacevolissima serata di intrattenimento. Sullo sfondo di una storia semplice che si segue dall’inizio alla fine (e dove, come sempre, trionferanno i buoni sentimenti) si innesta un’emozionante colonna sonora di tutto rispetto grazie proprio alla presenza di queste due grandi star e icone della musica internazionale.
Il vibrante (e senza tempo) mondo del burlesque, diventa così una bella commedia musicale (attenzione: non aspettatevi il solito “musical”; genere questo che, per sua natura, o riscontra l’approvazione dello spettatore o incontra solo la sua noia) sottolineata, per quanto ovvio, da straordinarie coreografie e da un valido supporto offerto dai vari personaggi di contorno (su tutti il talento poliedrico dello Stanley Tucci di “Il diavolo veste Prada”, “Julie & Julia”, “Amabili resti”, oggi in veste di manager della compagnia, braccio destro di Tess, confidente, ex-amante, nonché suo migliore amico).
Pollice su, dunque, per il regista Steven Antin che, dopo aver diretto molti video musicali di successo, ora converge tutte le sue abilità in questo suo primo film di debutto (la stessa cosa avviene anche per la Aguilera – brava nel ballare, nel cantare e anche nella recitazione – con questa sua pellicola d’esordio).
Signori: il sipario si alza! E non mancate di buttare un occhio alle inevitabili scenografie e costumi: quel senso di decadenza ma allo stesso tempo di bellezza ed eleganza, quegli interni così anacronistici da viaggio indietro nel tempo, quelle luci, quei lampadari e quei costumi che hanno segnato un’epoca.

Piergiorgio Ravasio

Nine

21 gennaio 2010

RECENSIONE
titolo originale: Nine
regia: Rob Marshall
cast: Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Nicole Kidman, Marion Cotillard, Judy Dench, Kate Hudson, Fergie, Sophia Loren
genere: Musical
paese: USA/Italia
anno: 2009
distribuzione: 01 Distribution
durata: 110′
uscita nelle sale: 22/01/2010
4

In principio fu Fellini, che con il suo capolavoro 8 e mezzo, raccontò al mondo i propri turbamenti di regista in crisi creativa e personale. Complici i numerosi premi e, soprattutto, la fascinazione esercitata sul pubblico statunitense dall’immaginario swingin’ Rome, giunsero poi gli scaltri produttori di Broadway con l’intuizione di realizzarne una versione musicale dall’evocativo titolo Nine, che, ridotte ai minimi termini implicazioni autobiografiche e metalinguistiche, si prestasse a celebrare la visione a stelle e strisce dell’italico stile. Infine è arrivato Rob Marshall, che nello show ha trovato il materiale per riportare sul grande schermo i patemi esistenziali di Guido Anselmi, nel tentativo di replicare i successi dei precedenti e pluripremiati Chicago e Memorie di una Geisha.
Eppure, non sono bastati il glamour della confezione, il dispendio di mezzi, lo strombazzato divismo del cast, né, tantomeno, i riferimenti colti all’originale, ad assicurare all’ultima fatica del regista e coreografo del Wisconsin, la calorosa accoglienza sperata in patria, dove gli incassi si sono fermati a circa 5 milioni di dollari, a fronte degli oltre 64 impiegati nella produzione. E non è così difficile comprenderne le ragioni. La sceneggiatura (di Michael Tolkin e Anthony Minghella) innanzitutto, che, assumendo come base la versione già riadattata per i palcoscenici, dell’originale felliniano riprende la trama, opportunamente ri-drammatizzata ai fini di una fruizione semplice e immediata, ai limiti del didascalismo, i personaggi, e l’ambientazione anni ’60, facendone mero pretesto per una narrazione scontata e prosciugata di tutti i sottotesti dell’originale, quanto, piuttosto, limitata ad un elenco del solito, trito, campionario di luoghi comuni dell’Italia spaghetti-mamma-mandolino. C’è poi la regia di Marshall, stanca e talmente a corto di idee da incastrare i numeri musicali sempre secondo uno stesso meccanismo che vede i personaggi di volta in volta estraniarsi dal contesto, per affidare alla performance canora un’autopresentazione fin troppo esplicativa. Ed è proprio nei numeri musicali che Nine offre il peggio di se, alternando performance teatraleggianti con macchina da presa frontale, a pessimi videoclip degni di una qualsiasi starlette del pop, fino all’imbarazzante lap dance ginecologica di Penelope Cruz, alla quale non viene risparmiata neppure un (involontario?) remake del Buonasera dottore di televisiva memoria nostrana. Quanto alle affascinanti interpreti, degna di nota in positivo è la sola Nicole Kidman, già rodata in parti canore, mentre è il caso di stendere un velo pietoso su una Sofia Loren ai limiti del grottesco, relegata in un ruolo ridicolo e superfluo. Si aggiungano, infine, la mediocrità dei brani, tutti improntati su uno stile melodico classico lagnoso e stucchevole da animazione Disney di una volta, l’inconsistenza dei personaggi, la totale assenza di ritmo e, soprattutto di quella rutilante spettacolarità propria del genere musical, per dare un senso al flop americano di un prodotto che non appassiona né diverte.
Un film che resterà impresso per la sola ragione di aver offerto a un Daniel Day-Lewis legnoso e a disagio nel canto, il peggior ruolo della sua carriera.

Caterina Gangemi