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Festival Internazionale del Film di Roma 2011 – quarta giornata

31 ottobre 2011

Nonostante sia arrivata al penultimo capitolo del suo adattamento cinematografico, la saga di Twilight creata dalla scrittrice Stephenie Meyer continua ad attirare un numerosissimo pubblico: fin dalle prime ore della mattinata i tanti twilighters italiani hanno atteso lungo il red carpet Nikki Reed e Jackson Rathbone, due dei protagonisti di Breaking Dawn – Parte 1, in uscita il 16 novembre in Italia. Gli interpreti dei vampiri Rosalie e Jasper hanno presentato alcune sequenze del film, un breve dietro le quinte del film e risposto ad alcune domande della platea prima di incontrare a rilasciare autografi ad alcuni fortunati vincitori delle iniziative promosse da Fazi Editore e MSN Cinema.

Fuori concorso sono stati presentati L’industriale, del regista Giuliano Montaldo, con protagonisti Pierfrancesco Favino e Carolina Crescentini che hanno interpretato una coppia alle prese con una crisi economica e coniguale; e Mon pire cauchemar di Anne Fontaine con protagonista una splendida Isabelle Huppert.

Due i film in concorso proiettati in serata, entrambi tratti da opere letterarie. L’Auditorium Santa Cecilia ha accolto La femme du cinquième diretto da Pawel Pawlikowski, film tratto dal romanzo Margit di Douglas Kennedy, con protagonisti Kristin Scott Thomas e Ethan Hawke (arrivato in ritardo alla conferenza stampa ufficiale a causa di un contrattempo in aereoporto) nel ruolo di uno scrittore che cerca di riconquistare l’affetto della figlia e della sua ex moglie. Poco prima sul red carpet è stato invece il turno di Charlotte Rampling e il regista australiano Fred Schepisi che hanno presentato in sala The eye of the storm, tratto dal romanzo L’occhio dell’uragano dello scrittore Patrick White, premio Nobel per la letteratura nel 1973.

Per la sezione L’altro cinema – Extra, si è svolto nel pomeriggio il Duetto Rubini – Scamarcio: i due attori hanno scelto ognuno le scene che hanno amato dei film dell’altro e le hanno commentate insieme al pubblico.
Tra gli eventi speciali in programma anche il racconto della storia vera protagonista de I primi della lista, realizzato da Roan Johnson: a Pisa nel 1970 una serie di equivoci e voci su un colpo di stato imminente spigono Pino Masi, cantautore de La ballata del Pinelli, e i liceali Renzo Lulli (autore del soggetto del film) e Fabio Gismondi a scappare dalla città.

Molto interesse l’ha infine raccolto Tyrannosaur, opera prima di Paddy Considine: premiato al Sundance Film Festival, il film con protagonista Peter Mullan offre un ritratto duro e realistico della periferia britannica e della

Beatrice Pagan

Cappuccetto Rosso Sangue

5 Maggio 2011

RECENSIONE
titolo originale: Red Riding Hood
regia: Catherine Hardwicke
cast: Amanda Seyfried, Gary Oldman, Virginia Madsen, Julie Christie, Shiloh Fernandez, Billy Burke, Max Irons
genere:Thriller
paese: U.S.A.
anno: 2011
durata: 100′
distribuzione: Warner Bros
uscita: 22/04/2011
7

Chiunque, da piccolo, avrà letto o si sarà fatto raccontare la favola di Cappuccetto Rosso e avrà ben impresso nella sua memoria la classica immagine dell’innocente bambina col mantello rosso che si dirige verso la casa della nonna. Immagine, questa, che tuttavia è riconducibile solo alla classica leggenda sui pericoli e gli inganni del mondo, scritta per spaventare bambini influenzabili ed impressionabili.
Molti di noi, dicevamo, sono cresciuti con questa versione di Cappuccetto Rosso; ma in realtà la favola originale ha elementi oscuri che la rendono più intrigante di quanto si possa immaginare. Pur essendoci diverse versioni, ci sono elementi comuni che sempre si ripetono, essendo universali: il mantello rosso, il lupo, la bugia, la paura. E la morale, comune a tutte, era sempre quella: “Non parlare con gli sconosciuti”.
Ma se il lupo fosse una persona amica e conosciuta, di cui ci si fida? Cosa faremmo e come ci comporteremmo?
Prendendo una favola antica e trasformandola per un pubblico moderno, con un ritocco alla favola classica (nel film il predatore diventa un lupo mannaro), la regista Catherine Hardwicke – con lo zampino di Leonardo Di Caprio in veste di produttore – dà vita ad un giallo dove tutti sono i possibili sospettati, creando terrore in un intero villaggio poiché il lupo mannaro può essere qualunque abitante della piccola cittadina.
A metà strada fra commedia romantica e thriller fantasy senza (volutamente) far spaventare, la vicenda narra di una storia d’amore dove la protagonista Valerie (Amanda Seyfried, nota per la sua splendida interpretazione nel film campione di incassi Mamma Mia!) ha due pretendenti: Peter, il ragazzo che ha sempre amato fin dall’infanzia, orfano e decisamente eccentrico rispetto agli altri abitanti del paese ed Henry, un fabbro figlio della famiglia più benestante del paese, l’uomo che i suoi genitori hanno deciso che lei dovrà sposare.
Assieme al resto degli abitanti i tre giovani devono convivere con una terribile realtà: un lupo mannaro che ad ogni luna piena chiede loro un sacrificio. Ma dal sacrificio animale a quello umano ce ne passerà ben poco.
Peter chiederà alla ragazza di scappare via con lui, di fuggire insieme per mostrarle il mondo che lei non ha mai visto. Ma prima che possano fuggire accade il peggio: il lupo mannaro uccide la sorella di Valerie.
In paese arriva un famoso cacciatore di lupi mannari: Padre Solomon (il Gary Oldman di Harry Potter, Il cavaliere oscuro e Dracula), che pare quasi un emissario dalla Santa Inquisizione, il quale spiega a tutti che la bestia di giorno ha sembianze umane e vive in mezzo a loro e solo con la luna piena è uno dei fidati compaesani a trasformarsi in lupo mannaro.
Il tutto si complica quando la giovane Valerie scopre anche di avere un feeling particolare con la bestia.
Nel richiamarci alla memoria la pellicola adolescenziale Twilight (la regista, infatti, è la stessa che ne ha diretto il primo episodio) grazie al triangolo amoroso che ruota attorno ai tre giovincelli – e che sembra interessare maggiormente alla regista che non l’intento di incutere terrore agli spettatori – il film si risolve in una piacevole combinazione di amore giovanile, suspence e leggenda antica.
Ambientazione medievale che conferisce al film quel bell’aspetto gotico e decisamente dark, il film si sostiene grazie ad una bella scenografia che sa rendere il senso di minaccia e di paura che pende sul villaggio, un’ottima fotografia (il contrasto tra il rosso infuocato del mantello della ragazza con il paesaggio imbiancato da uno spesso manto nevoso; la casa della nonnina,
lontano dal paese, al centro del bosco, costruita in mezzo ad alberi enormi), una bella colonna sonora e un buon ritmo che rendono l’intera vicenda appassionante fino alla fine.
La trama potrà, forse, risultare un po’ troppo giocata sull’identità del lupo mannaro; i personaggi, magari, potranno apparire poco introspettivi ed impegnati in dialoghi non particolarmente incisivi ma, nonostante questo, rimane una bella favola per esplorare e capire alcuni aspetti e lati più oscuri del genere umano con le sue rappresentazioni della gelosia, della paura e della morte.

Piergiorgio Ravasio