RECENSIONE
regia: Francesco Dominedò
cast: Matteo Branciamore, Stefano Sammarco, Christian Marazziti, Rolando Ravello, Alessandro Borghi, Lito Vitale, Massimo Bonetti, Giorgia Wurth
genere: Thriller Drammatico
paese: Italia
anno: 2011
durata: 99′
distribuzione: Iris Film
uscita: 24/06/2011
In un riformatorio dei quartieri di Roma Est Fabrizio, Gianni, Luigi, Manolo ed Emiliano diventano amici stretti sino a condividere lo stesso destino da criminali. La strada è da sempre la loro casa, e una volta cresciuti il loro animo rimane ancorato alla malavita, sino a portare a termine una rapina improvvisata che li conduce a favolosi e facili guadagni. L’apparente bella vita, le donne e il successo diventano una droga di onnipotenza sino a rimanere indelebilmente incastrati in una realtà fatta di eccessi e di affari pericolosi, in un mondo criminale fatto per autodistruggersi. 5 (Cinque) è una storia di amicizia e di criminalità, il cui percorso dei singoli è caratterizzato da scelte che condizionano il gruppo.
L’esordio di Francesco Domenidò non sembra portare nulla di nuovo nel panorama del cinema italiano; il genere crime metropolitano è sempre più amato dai registi e dagli spettatori (di televisione e di cinema), che non aspettano altro che vedere il solito ragazzaccio bello e dannato che tra donne, sesso, droga e sparatorie in mezzo ai quartieri più malfamati della città si scontra con la polizia e i vari servizi e forze armate.
I cinque ragazzi della zona di Quarticciolo sono interpretati da un cast sia televisivo che esordiente: tra tutti si nota ovviamente Matteo Branciamore, la cui fama visiva è legata alla serie I Cesaroni e che sicuramente permette la pubblicità del film attirando un pubblico fedele; Alessandro Borghi (Distretto di polizia)oltre all’esperienza televisiva può essere ricordato per un altro film crime all’italiana che ha segnato un ulteriore svolta del genere nel cinema italiano contemporaneo, Romanzo Criminale 2. Non tutti gli attori provengono da un passato televisivo: ad esempio Stefano Sammarco è non solo attore in 5 (Cinque), ma è anche il soggettista del film. In sostanza il film ha un impatto divistico televisivo rilevante e ingombrante che non rende necessariamente un film interessante.
5 (Cinque) non è esente da difetti: gli stereotipi che vengono incarnati dai cinque protagonisti sono l’esempio più evidente; c’è chi è più violento, chi è vestito bene, chi è un latin lover, chi è raffinato e così via. Ma la loro caratterizzazione, alla fine, è riuscita, così come lo stile registico delinea un modus operandi di Francesco Domenidò piuttosto interessante come zoomate frenetiche, l’uso delle luci che si avvicinano quasi al noir, l’ambientazione periferica che rende interessante l’azione dei cinque protagonisti e infine la sottile ironia con cui vengono trattate le tematiche gangster.
Riassumendo: se da un lato 5 (Cinque) è il solito gangster movie italiano con i suoi pregi e soprattutto i suoi eccessivi difetti, da un altro invece ambisce a creare un’atmosfera positiva, una storia che bene o male viene valorizzata dagli attori che promettono comunque una bella esperienza al cinema.
Riccardo Rudi