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Tra le nuvole – Up in the air

20 gennaio 2010

uintheairRecensione
titolo originale: Up in the air
regia: Jason Reitman
cast: George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman
genere: Commedia
nazione: USA
anno: 2009
distribuzione: Universal Pictures
durata: 109′
uscita nelle sale: 22/01/2010
5

Dopo l’esordio scoppiettante con la satira di Thank you for smoking, e la pluripremiata gravidanza dell’adolescente Juno, Jason Reitman ricorre ancora una volta alla collaudata formula dell’operetta morale, dissimulata sotto una spessa coltre di humor caustico, per portare sugli schermi l’impietoso ritratto dell’America yuppie e senza scrupoli.
Ispirato ad un romanzo del giornalista-scrittore Walter Kirn, Tra le nuvole è la parabola di Ryan Bingham (George Clooney), fascinoso e affermato cacciatore di teste, ovvero addetto al licenziamento, per un’importante multinazionale. Scapolone incallito e viaggiatore di professione, Ryan non chiede di meglio dalla vita che alberghi di lusso e nuovi bonus di miglia aeree da aggiungere al suo già nutrito carnet, e soprattutto, non teme di proclamare con fierezza i vantaggi del suo status di nomade d’alta quota, rispetto al calore del focolare domestico. Risolutivo sarà l’incontro con due donne: la seducente Alex(Vera Farmiga), una sorta di suo alter ego femminile, e la goffa Natalie (Anna Kendrick), giovanissima collega rampante, le quali, ponendolo faccia a faccia con gli aspetti più aberranti della propria vita privata e professionale, costringeranno l’esistenza di Ryan ad un brusco atterraggio.
Con l’astuzia imbonitrice di un moderno predicatore, il figlio d’arte Reitman riesce ancora una volta a trovare la confezione più accattivante attraverso la quale smerciare il suo mondo di valori familiari dal gusto vagamente reazionario, e lo fa sfruttando i meccanismi più efficaci della sit-com tradizionale: battute a raffica e apologo finale. E’ infatti nel connubio tra la verve del divo Clooney e la precisione di uno script a orologeria che Tra le nuvole si costruisce, veicolando il suo messaggio nella transizione che, dall’osservazione compiaciuta dell’adorabile mascalzone Ryan, culmina nella sua assunzione a monito per chi fosse propenso a farsi sedurre da cotanto modello, non propriamente edificante.
Il che potrebbe anche funzionare, per lo spettatore disposto a riconoscersi in un certo tipo di umorismo e ad abbandonarsi a un po’ di facile risata. Decisamente arduo è invece, per il pubblico più smaliziato che magari ha già avuto modo di vedere all’opera il regista canadese, sorvolare sull’artificiosità di una realtà in cui tutti, ma proprio tutti, perfino l’impiegato medio che sta per essere rispedito a casa, si destreggiano nelle situazioni con l’arguzia del più navigato stand-up comic. Così come è intollerabile tentare di non mangiare subito la foglia e accettare il confluire del cinismo e dell’irriverenza iniziali verso il buonismo più politically-correct che si possa immaginare. Degno di nota, in positivo, l’impegno del cast, ottimo e ben affiatato, capace di reggere con brio l’insensatezza dell’insieme.

Caterina Gangemi