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Dragon Trainer

26 marzo 2010

RECENSIONE
titolo originale: How to Train your Dragon
regia: Dean DeBlois, Chris Sanders
cast: (voci americane) Jay Baruchel, Gerard Butler, Craig Ferguson, America Ferrera, Jonah Hill
genere: Animazione / Avventura
paese: USA
anno: 2010
distribuzione: Universal Pictures
durata: 98
uscita nelle sale: 26/03/2010
7

Hiccup non ha molto a che spartire con il resto del suo villaggio: troppo mingherlino per reggere mazze chiodate, scudo ed elmi cornuti, troppo basso per imporsi in battaglia, troppo maldestro per non attentare alla vita di suo padre – il possente capo tribù Stoick l’Immenso – e dei suoi compagni, nell’eterna lotta contro i temibili draghi. Non tutti sono tagliati per fare i vichinghi, ma questa triste realtà non gli è mai andata a genio.
Dalla sua parte ha solo ingegno, creatività e un sarcasmo da competizione: tutte qualità che, seppur apprezzabili, servono ben poco a far colpo sui coetanei, prima fra tutti la bella Astrid, o a garantire protezione alle greggi. Talvolta, per raggiungere la verità, bisogna semplicemente cambiare punto di vista. Così, dopo l’incontro con un drago da lui miracolosamente ferito durante un attacco notturno, il mondo di Hic finirà sottosopra, investito da nuove prospettive capaci di rivoluzionare il suo destino e quello del suo popolo.
Il pregiudizio è una brutta bestia, dalla quale nessuno può nascondersi: sia esso il più fine spettatore, che il critico più becero.
Alzino la mano tutti quelli che, leggendo la trama di Dragon Trainer – l’ultima pagnotta sfornata dalla DreamWorks di Katzenberg –, non hanno minimamente pensato: “Che palle, un altro film smielato in cui un piccolo emarginato diventa eroe grazie all’amicizia con la bestiaccia randagia di turno!”.
Sicuramente la maggior parte di voi, in questo momento, avrà le mani al calduccio in tasca, e non a torto.
Effettivamente, così come Hic non ha niente in comune con i suoi fratelli vichinghi, le sue gesta sono quanto di più lontano ci possa essere dal concetto di originalità. Questa, solitamente, sarebbe una discriminante di proporzioni epiche, capace di spingerci alla pubblica lapidazione, assuefatti, come siamo, ad un concetto di animazione che, anno dopo anno, grazie soprattutto alle produzioni Pixar o al favoloso immaginario di Selick e Miyazaki, diventa sempre più sofisticato, ricco e complesso.
Eppure, la brama di sangue dovrà attendere (magari fino all’uscita del nuovo Shrek – tanto per restare nell’ambito dei pregiudizi), perché, contro ogni pronostico da trailer, Dragon Trainer, pur con tutta la sua carica di cliché narrativi e morali più o meno apprezzabili, tirando le somme, è veramente un buon film.
Dopo i deludenti Mostri contro Alieni (degno di nota solo per essere stato uno dei primi film distribuiti inTru 3D) e Madagascar 2, la DreamWorks, cercando di ripercorrere il sentiero tracciato dal riuscitissimo Kung Fu Panda, va a segno con un prodotto di ampissimo respiro che, pur pensato per famiglie e under 16, con la sua carica di adrenalina, il ritmo serrato e una comicità pungente ed efficace, saprà sicuramente farsi amare (e, soprattutto, ricordare, nel caso decidano di realizzare un sequel) da un pubblico ben più vasto di quello unicamente con prole al seguito.
Traendo spunto dalla serie di libri per ragazzi dell’autrice inglese Cressida Cowell, How to Train your Dragon, i due registi, Dean DeBlois e Chris Sanders (non a caso reclutati tra le fila della Disney, per la quale entrambi avevano diretto un classico come Lilo & Stitch e – per quanto riguarda Sanders – contribuito a scrivere capolavori come Mulan, Il Re Leone, Aladdin e La Bella e la Bestia), sono abilmente riusciti a costruire, su un intreccio scontato e prevedibile, un impianto solido, convincente e credibile, la cui forza è dovuta a personaggi caratterizzati a tutto tondo, ad un bestiario dragonesco variegato e accattivante (Sdentato, il draghetto con cui Hic fa amicizia, è un clone cresciuto di Stitch), e a scene d’azione realmente coinvolgenti, ben alternate a momenti più intimi e delicati; tutti marchi di fabbrica della casa di Topolino.
All’impasto, hanno aggiunto intelligentemente il tocco inconfondibile della DreamWorks: humor brillante, apprezzato da un pubblico più adulto (Hiccup è un eroe alla Shrek, con battuta pronta e acume a volontà), gag da pura commedia, protagonisti meno archetipici e più capaci di declinare emozioni e sensibilità moderne, e piccoli colpi di scena sparsi qua e là (soprattutto nel finale) per rendere più dissonante e amara, una melodia altrimenti diabetica.
Anche se eventuali visioni in 2D non ne sminuiranno marcatamente il valore, com’era prevedibile, Dragon Trainer verrà distribuito nelle sale in formato 3D e il film – dato il genere e la tematica trattata – vi si presta benissimo (sontuosissime le scene di volo, di Avatariana memoria), questo senza che lo spettatore ne venga sopraffatto o eccessivamente distratto.
Non tutti i pregiudizi vengono per nuocere. Evocateli, fatene scorta, riflettete su quante volte avete visto e rivisto storie come questa, sbuffate, digrignate i denti e preparatevi a guardare compulsivamente l’orologio pensando “quanto manca?”, così, una volta spente le luci e iniziata la proiezione, forse la sorpresa sarà ancora più grande.

Marco Cocco

Daddy Sitter

23 marzo 2010

RECENSIONE
titolo originale: Old Dogs
regia: Walt Becker
cast: John Travolta, Robin Williams, Kelly Preston, Seth Green, Ella Bleu Travolta
genere: Commedia
paese: USA
anno: 2009
distribuzione: Walt Disney Pictures
durata: 88′
uscita nelle sale: 26/03/2010
6

Daddy Sitter è il nuovo film targato Disney, diretto dal regista Walt Becker, che vede la partecipazione di un grande cast comico, a partire dai protagonisti Travolta e Williams fino ai personaggi che fanno da contorno alle situazioni più ilari, come Bernie Mac e Matt Dillon. Sulla carta verrebbe da dire che si tratta della classica commedia americana, ma di classico ha ben poco, a partire dall’accoppiata TravoltaWilliams.
Questo nuovo team cerca di ridefinire la tradizionale coppia MattauLemon, togliendo ai cliché i dispetti tra protagonisti e aggiungendo un profondo senso di cameratismo che provoca sin dall’inizio un’infinita serie di gag.
Il film racconta le vicende di due amici d’infanzia: John Travolta (di recente protagonista sul grande schermo anche di un film dalla tematica ben diversa, From Paris with love, in cui si mette alla prova con il genere d’azione) è Charlie , il viveur sempre a caccia di ragazze, mentre Robin Williams è Dan, appena uscito da un divorzio.
Dan, che vive in un condominio residenziale vietato ai bambini, scopre improvvisamente di essere padre di due gemelli di sette anni e di doversene occupare per due settimane, questo proprio quando lui e il suo amico Charlie stanno per concludere l’affare più importante della loro vita.
Dalla loro incapacità di occuparsi dei bambini, nasceranno una serie di situazioni comicamente disastrose che li porterà a ridefinire le loro priorità nella vita.
Travolta riesce a sfruttare l’ottima alchimia con Williams, sempre a suo agio nelle commedie brillanti dedicate alle famiglie, e offre una performance convincente che ricorda alcuni dei suoi successi del passato, come la serie cinematografica di Senti chi parla.
Il film riesce nel suo compito di intrattenimento per tutta la famiglia e la regia di Walt Becker dà allo svolgimento della storia un ottimo ritmo narrativo, grazie anche alle ottime scelte musicali, che evidenziano e sottolineano con efficacia i momenti più importanti o divertenti della pellicola.
Gli sceneggiatori David Diamond e David Weissman (che hanno ottenuto una certa popolarità con le commedie The family man, con protagonista Nicholas Cage, e Evolution), parlano nuovamente dei valori della famiglia sfruttando delle gag, forse scontate, ma divertenti, e rielaborando nuovamente la domanda su cosa sia più importante: lavoro o famiglia?
Se si dovesse fare un’osservazione, si potrebbe discutere sulla traduzione del titolo (in originale Old Dogs) nella sua versione italiana: Daddy Sitter, infatti, fa quasi pensare che siano i due padri protagonisti ad avere bisogno di qualcuno che si occupi di loro, anche se non si può non notare che Old Dogs, sia abbastanza difficile da rendere efficacemente in altre lingue.
Daddy Sitter, pur non brillando per originalità nella sua trama e svolgimento, è un film onesto che mantiene le sue promesse: farà ridere gli spettatori di tutte le età, parlando di valori come la vera amicizia e l’importanza di avere una famiglia. Una pellicola divertente, che sa un po’ di già visto, ma capace di suscitare, ugualmente, una sonora e sincera risata.

Patricia Locche